La Spezia, piazza Garibaldi |
A volte le aspettative non hanno
riscontro nella realtà, se i diretti interessati siamo noi ce ne facciamo una
ragione e tiriamo avanti, ma se vengono coinvolte terze persone ci dispiace
ancora di più.
Durante la nostra visita alle
Cinque Terre, da Porto Venere, passando dal Golfo dei Poeti, per arrivare a
Monterosso abbiamo avuto modo di ammirare esempi di architettura, scorci
naturalistici davvero interessanti, e di addentrarci nella ricettività
turistica. Ma la ricettività turistica è davvero come ci viene descritta? Come
guida e conduttore di WGG alcuni esempi di ricettività li ho voluti verificare
personalmente.
Tralasciando l’alloggiamento, dove ci siamo trovati davvero bene
voglio soffermarmi su alcune soluzioni che a volte riteniamo siano valide e che ci facciano
risparmiare, ma alla fine ci lasciano insoddisfatti.
Era da un po’ che sentivo
parlare, anche in TV, di pescatori che costituiti in cooperativa organizzano e
gestiscono direttamente la loro pescheria e un punto di ristoro. Iniziativa
senza dubbio lodevole che permette loro di guadagnare qualcosa di più e
consente, a chi lo desidera, di mangiare a prezzi competitivi pesce fresco
preparato seguendo le ricette tipiche locali.
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A La Spezia la Cooperativa “Dai
Pescatori” ne è un esempio. Sul lungo mare la individuiamo facilmente, la fila
di persone ancor prima dell’apertura è considerevole e visto che è ora di cena
e che questo ristorante self service è considerato un “must” in città ci
mettiamo in coda.
Il ricco menù è esposto
all’esterno, così in fila, in attesa del nostro turno possiamo decidere cosa
ordinare. Purtroppo mentre ci avviciniamo al banco alcuni piatti vengono
depennati dalla lavagna. Addio Tartare di tonno, sarà per un’altra volta, dobbiamo
fare i “conti” anche con chi ordina da casa e verrà poi a ritirare, perché c’è
anche il servizio d’asporto.
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Ci accomodiamo con tre secondi piatti, (come
antipasto polpo e patate in insalata, fritto misto e polpo con patate in umido
come secondo) i piatti sono di plastica – usa e getta – il tavolo lo scegliamo
noi, l’unica cortesia che riceviamo è l’apertura della bottiglia del vino al
tavolo. Ma è tutto nella norma, un self service senza pretese dove cenare ad un
costo contenuto e velocemente. Le porzioni sono adeguate al costo, ma la
cucina? Potrebbe migliorare, un cuoco esperto valorizzerebbe meglio la qualità
della materia prima che hanno a disposizione. Ce ne andiamo non proprio
soddisfatti, sinceramente mi aspettavo di più. Sul lungo mare i localini sono tanti,
probabilmente accontentandoci di qualcosa in meno e spendendo qualcosa in più,
avremmo avuto un ricordo migliore di questa cena.
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Quando si visitano nuove città è
normale pensare agli amici più vicini e renderli partecipi delle nostre “scoperte”
regalando loro qualcosa di tipico della zona visitata.
Arrivati a Monterosso, ultima
tappa del nostro tour, finita la visita ci dedichiamo a qualche acquisto.
L’occhio di chi scrive di gastronomia cade sempre su qualcosa di commestibile,
e possibilmente originale. Cercando qua e la vediamo un “rotolo” che ci
incuriosisce, è il Testarolo (quello Pontremolese è presidio Slow Food ) tipica
pasta dei paesini dell’estremo levante ligure e della Lunigiana. Curiosando si
impara, e per saperne di più chiediamo al venditore di spiegarci la composizione,
il perché del colore marroncino e il modo migliore per gustare al meglio questo
insolito primo piatto.
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Ci dice: “E’ un impasto con farina
di castagne, si taglia a rombi, si cuoce in acqua salata e si condisce con il
pesto ligure o con un buon ragù di cinghiale”. Ci fidiamo ed il primo acquisto
è fatto. Altro prodotto che ci ha incuriosito
è un risotto al limonino (tipico liquore ligure ottenuto dai profumati limoni
di Monterosso), ottimo ci dicono. Anche il rinomato vino Sciacchetrà rientra
nei nostri acquisti.
Purtroppo i destinatari di questi
souvenir gastronomici non sono stati soddisfatti, e gentilmente ci hanno messo
al corrente di quanto hanno appurato.
Il risotto al limonino pur essendo stato
preparato seguendo scrupolosamente le istruzioni di cottura si è liquefatto in
pochi minuti.
Il Testarolo non conteneva assolutamente farina di castagne, ed
il condimento più appropriato è composto da parmigiano o pecorino con aggiunta
di basilico tritato e olio extravergine di oliva. Il gusto della pasta? Neutro,
non l’ho sentito. Sicuramente il modo migliore di gustare questo piatto è di
farselo servire in una delle trattorie dell’entroterra dove non vengono usati
prodotti preconfezionati.
Come si usa dire fidarsi è bene
ma non fidarsi è meglio. Questi venditori si sono improvvisati tali o per
vendere raccontano ogni cosa? Loro non ci hanno guadagnato in immagine, noi la
prossima volta opteremo per le classiche calamite da attaccare al frigo, più
economiche e sicuramente più veritiere.
Non ci resta che sorseggiare lo
Sciacchetrà, per fortuna l’unico souvenir che ha dimostrato di rispettare la
le dichiarazioni fatte dal venditore e la tradizione ligure.
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