Visitare l’isola di Cipro pensando solo al mare ed al sole è un grande errore, l’isola offre molto di più. Così tra un bagno di sole e un tuffo nello splendido e caldo mare, ci siamo dedicati all’esplorazione dei luoghi ed alla ricerca degli eventi più caratteristici. Proprio come esige la missione di WGG.
È ottobre, quindi come guida enogastronomica non si poteva mancare al
“Wine Festival” di Limassol, dove pagando un modico biglietto d’ingresso
si ha la possibilità di addentrarsi nella cultura enogastronomica
dell’isola e di usufruire di numerosi assaggi gratuiti.
Il
Festival si svolge nei Giardini Municipali nella parte Est della città,
a pochi passi dal mare. L’atmosfera al festival è tranquilla, famiglie
con bambini, turisti, curiosi ed appassionati. Il debutto risale al
1961, da allora offre l’opportunità ai visitatori di assaggiare vini
provenienti da diverse aziende vinicole di Cipro. Dai bianchi
secchi ai rossi dolci ognuno può trovare il suo vino ideale,
un’occasione unica per assaggiare e sperimentare la cultura e
l’ospitalità locale.
Tra gli stand a farla da padrone in questo evento è il “Commandaria”, un vino ottenuto da uve appassite al sole delle varietà Xynisteri (bianco) e Mavro (rosso), coltivate ai piedi dei monti Troodos. Mi spiegano che i filari della vite dove vengono raccolti i grappoli d’uva hanno almeno 60 anni, e dopo due settimane di esposizione al sole ad appassire segue la fermentazione in tini d’acciaio.
Il vino dopo una maturazione in botti di rovere di cinque anni, è pronto per deliziare i nostri palati abbinandolo a formaggi stagionati o erborinati, dolci al cioccolato ma fondente , frutta secca o solo per deliziare un fine pasto. Questo vino classico da meditazione dal colore ambrato mi ha conquistato. Non a torto il re Riccardo Cuor di Leone lo elesse “il re dei vini, il vino dei re”, inoltre è il vino più antico al mondo ancora in produzione.
In Italia di vini ottenuti da uve passite ne abbiamo diversi, per citarne alcuni ad esempio il “Recioto della Valpollicella”, lo “Zibibbo” siciliano, il “Vin Santo del Chianti” Toscana, la “Malvasia di Bosa” in Sardegna.
Volendo al “Wine Festival” troviamo anche diversi padiglioni che offrono la possibilità di abbinare i vini proposti alla cucina cipriota. Ma al di fuori del Festival cosa ci aspetta?
La gastronomia cipriota è un mix di sapori mediterranei e orientali, e le tradizionali “Taverne” sono il luogo ideale dove assaporarla.
Tra i vari piatti proposti i più caratteristici sono la “Moussaka” (una sorta di lasagna di melanzane, patate, carne macinata e besciamella), il formaggio Halloumi, i Souvlaki (spiedini di carne e verdura) e le Loukoumades (frittelle dolci con miele e cannella).
Il Halloumi, formaggio tipico e simbolo dell’isola di latte ovino misto (capra e pecora) viene servito grigliato o alla piastra, grazie alla sua caratteristica di non fondere. Ottimo anche fritto in pastella, servito in una salsa dolce di carruba, come ci è stato servito nel villaggio di Lofou.
E proprio in questo caratteristico villaggio a circa 800 metri s.l.m. in un tipico locale, la “Taverna Camares”, abbiamo assaporato questi ottimi piatti accompagnati da un onesto vino della casa in caraffa.
Tra
questi il Kleftiko, un piatto di carne di agnello cotto nei
tradizionali forni con alloro e origano. Questa squisita preparazione ha
una storia interessante: Kleftiko significa rubato, si narra che un
furfante impadronitosi impropriamente di un agnello, inseguito dai
legittimi proprietari lo nascose in una buca nel terreno e ci accese
sopra un fuoco per non destare sospetti.
Persa
ogni speranza di ritrovare l’animale, i derubati tornarono sui propri
passi, quindi il ladro disseppellì l’agnello constatando con stupore e
gioia che era cotto a puntino.
Questo
tipo di antica cottura è usato ancora oggi in molti paesi, ad esempio
in Sardegna per il maialetto “Su Porceddu a Carraxiu”, o in Algeria per
un piatto a base di carne di pecora il “Merdouma”.
Una buona cucina nelle caratteristiche “Taverne” l’abbiamo trovata anche nella parte turca dell’isola che merita di essere visitata. A Magusa (Farmagosta) dopo aver visitato il centro storico e la città abbandonata di Varosha, ci siamo ristorati con un buon tè e pasticceria da “Petek Patisserie& Brasserie” che ha prodotti turchi dolci e salati veramente ottimi.
Nicosia la capitale, è l’unica in Europa ad essere ancora divisa in due da
una recinzione detta “Linea Verde” che separa la parte turca dalla greca. Sull'isola i
luoghi con a portata di mano una promettente taverna dove sedersi e gustare
qualcosa senza fretta sono numerosi.
Da non perdere, da "Petek", il “Baklava Mix” strati di pasta fillo, yufka come viene chiamata in Turchia, frutta secca, miele, pistacchi, il Bùlbùl Yuvasi una variante del Baklava che tradotto significa “Nido dell’Usignolo” o il Cilekli Milfoy una millefoglie con le fragole, deliziosa. A me sono piaciuti molto anche dei panini al formaggio (Pogaca). Insomma non perdetevi niente. Consiglio d’amico!
Alla sera prima del rientro a Limassol l’ “Aspava Restaurant & Bar” ha deliziato i nostri palati con ottimi piatti di carne e verdura, e non ci crederete un vino italiano ha accompagnato quanto servito.
Che dire delle verdure, fantastiche anche loro. Melanzane arrostite, le fresche insalate Greche abbondanti e ricche di sapore, le patate arrosto o fritte (a Cipro hanno un sapore particolare) accompagnano degnamente ogni pasto.
Ritornando lungo la costa proviamo la cucina di mare. Il pesce nella cucina cipriota è servito arrostito condito semplicemente con una salsina di olio e limone, in umido o fritto (calamari, triglie, acciughe e gamberi).
Ordinando un “Meze”, che è l’abbreviazione di “Mezedes” vi porteranno una selezione di antipasti caldi e freddi. La filosofia è di passarseli l’uno con l’altro di condividerli insomma in attesa del piatto principale. È un ottimo modo per conoscere i veri sapori dell’isola e per animare la tavolata. Il “Meze” può essere sia di carne che di pesce.
A Limassol, nostra base di partenza, abbiamo potuto trovare punti di ristoro per tutte le tasche. Non sempre però la qualità giustificava il conto. Ad esempio in una stupenda location sul mare a due passi dal porto turistico, dove accoglienza, servizio, presentazione sono stati ineccepibili, i piatti serviti aimè, non si sono dimostrati all’altezza della situazione. Il conto “salato” se giustificato solo dall’atmosfera creata nel locale era inadeguato.
Altra
situazione da “Kissos Taverna”. Qui la vista mare non c’è, ma
l’ambiente creato gratifica ugualmente se non di più. Si pranza
all’ombra di un magnifico pergolato di veri alberi , dove è stato
ricreato il cortile di una tipica casa dei villaggi ciprioti. Ma non
solo, acquari, vetrine col pescato del giorno, vivai con ostriche
contribuiscono a creare l’atmosfera del borgo marinaresco.
Ottimi i piatti serviti, branzino, ostriche, halloumi, insalate e dolci. Il conto? Adeguato, ed alla fine il saluto di Charlie, un pappagallo che sarebbe stato benissimo sulla spalla del capitano di un brigantino.
Sempre a Limassol, degno di nota il sushi che ha deliziato una nostra
serata, talmente buono che al posto del dessert si è preferito un altro giro di
Handrolls. Un ristorante il “Shibui Asian Gourmet Club” creato da ragazzi
russi, difatti mi ha ricordato il sushi mangiato a San Pietroburgo.
In alternativa l’”Ocean Basket”, moderna catena di ristoranti, offre a
prezzi più abbordabili una discreta scelta di piatti di pesce e frutti di mare,
Sushi compreso.
Grandi assenti le cozze, cioè le cozze ci sono ma quasi sempre surgelate, e
non sempre valorizzate. Quelle fresche arrivano dalla Grecia, ci spiegano, ed
hanno costi elevati, a Cipro il mare caldo non ne consente la coltivazione. Le abbiamo provate lo stesso, ottimo il guazzetto, gustoso, ma le cozze
scialbe. Sembrava che cotte a parte, venissero aggiunte all’ultimo istante. Che
fare allora? Compriamole e cuciniamole noi, chissà, forse si può fare di
meglio.
A Paphos conosciuta per le sue spiagge bianche – Coral Bay – e scogliere,
abbiamo pranzato in un ristorante, consigliato da amici, di cucina italiana,
“Honey Restaurant”.
Anche in spiaggia si può mangiar bene. Con un servizio di consegna direttamente sotto l’ombrellone abbiamo gustato ottimi piatti, ad esempio un “Plov” di riso e agnello o dei “Tuna Roll” con patatine accompagnati da una buona birra locale (KEO) alla spina. Non stupitevi se alcuni graziosi gattini al “rumore” dell’apertura delle confezioni di cibo si auto inviteranno alla vostra tavola.
Nostro ospite fisso nelle giornate di mare a Limassol un gattino che
abbiamo chiamato Temistocle, ricordando il politico e generale greco vissuto
nel 459 A.C.. Anch’esso come tutti i politici, con la sua “parlantina”,
riusciva sempre a convincerci a farsi offrire il nostro cibo, dimostrandosi un
ottimo giudice delle nostre scelte.
Insomma, se si vuole essere viziati a tavola il posto è giusto, poi per chi non riesce a
star lontano dalla cucina italiana, i locali non mancano.
Purtroppo il momento della partenza arriva sempre troppo presto. È giunto
il momento di lasciare l’isola che ci ha incantati con il suo intreccio di
miti, bellezze naturali e storia.
C’è l’imbarazzo della scelta, si possono
visitare siti archeologici, villaggi, spiagge fantastiche quasi deserte, chiese
e monasteri (alcuni facenti parte del patrimonio dell’Unesco) o il simpatico
“Camel Park” dove fare una passeggiata a cammello.
I ricordi delle passeggiate tra limoni e melograni allieteranno le nostre giornate
invernali. Sapere di aver fatto il bagno nelle acque cristalline dove è nata
Afrodite, passeggiato tra le rovine di Kourion pensando alle gesta di Achille, ed
essermi seduto nell’imponente anfiteatro immaginando l’esibizione di attori o gladiatori mi stimola ad organizzare
un nuovo itinerario in questo giardino di delizie.
Tutte queste scoperte sono state rese possibili grazie ai nostri cari. Questo è il piatto più importante di qualsiasi viaggio culinario – un ricevimento caldo e una calda interazione con i tuoi cari a un tavolo comune.
A presto Cipro!
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