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sabato 16 giugno 2012

Un pò di storia del vino

Le origini del vino sono talmente tanto antiche da affondare nella leggenda, da millenni il vino è presente nella vita dell’uomo, proprio per questo motivo, possiamo dire che le sue origini si perdono nella notte dei tempi.

Il termine “vino” è compreso in quasi tutte le lingue del mondo antico e moderno, sovente rappresenta un momento di gioia nella vita degli uomini.


La bibbia, nella Genesi, ci riferisce di Noè che appena uscito dall’arca, pianta una vigna e ne ottiene del vino, fornendoci testimonianza del fatto che le tecniche enologiche, erano ben conosciute anche in epoca prediluviana.

Gli Egiziani furono maestri e depositari di tali tecniche, con la cura e la precisione che li distingueva tenevano registrazioni accurate di tutte le fasi del processo produttivo, dal lavoro in vigna alla conservazione.

Ne abbiamo testimonianza dai numerosi geroglifici che rappresentano, con grande ricchezza di particolari, come si produceva il vino dei Faraoni. La pratica della vinificazione era talmente consolidata che nel corredo funebre del Re Tutankhamon erano incluse delle anfore contenenti vino, che riportavano il nome del produttore, la provenienza, e l’annata.

Dall’Egitto la pratica della vinificazione si diffuse presso gli Arabi ed i Greci, i poemi omerici testimoniano la presenza e l’importanza del vino. Contemporaneamente nel cuore del mediterraneo, la vite iniziava dalla Sicilia il suo viaggio verso l’Europa, diffondendosi prima presso i Sabini e poi presso gli Etruschi, i quali divennero abili coltivatori e vinificatori allargando la coltivazione dell’uva dalla Campania sino alla pianura Padana.

Presso gli antichi Romani la vinificazione assunse notevole importanza solo dopo la conquista della Grecia, l’iniziale distacco si tramutò in un grande amore al punto da inserire Bacco nel novero degli Dei, e di farsi promotori della diffusione della viticoltura in tutte le province dell’impero. I più celebri scrittori non risparmiarono inchiostro per esprimere i propri giudizi e decantare le virtù dei vini a loro più graditi.

Si scrisse talmente tanto sul vino, che oggi non è difficile ricostruire una “mappa” vinicola della penisola ai tempi dei Cesari.

Le tecniche vitivinicole conobbero in quegli anni un notevole sviluppo, a differenza dei Greci che conservavano il vino in anfore di terracotta, i Romani incominciarono ad usare barili in legno, bottiglie di vetro, introducendo il concetto di “annata” e “invecchiamento”.

Nel Medioevo il potere assoluto della Chiesa segna un periodo buio per il vino, accusato di portare ebbrezza e piacere effimero, la viticoltura venne messa al bando. Questo influì fortemente sullo sviluppo della stessa, per contro furono proprio i Monaci di quel periodo, assieme alle comunità Ebraiche, a continuare quasi in maniera clandestina la viticoltura e la pratica della vinificazione per produrre vini da usare nei riti religiosi.

Così il vino divenne sinonimo di ricchezza e prestigio, e l’eccellere nella produzione di qualità divenne, per alcuni ordini ecclesiastici quasi una ragione di vita.

Bisognerà attendere il Risorgimento per ritrovare una letteratura che restituisca al vino il suo ruolo di protagonista della cultura occidentale, e che torni a decantarne le qualità.

Nel diciassettesimo secolo si affinò l'arte dei bottai, divennero meno costose le bottiglie e si diffusero i tappi di sughero, tutto ciò contribuì alla conservazione e al trasporto del vino favorendone il commercio.

Il diciannovesimo  secolo vede consolidarsi la distintiva e straordinaria posizione che il vino occupa nella civiltà occidentale. Alla tradizione contadina inizia ad affiancarsi il contributo di illustri studiosi che si adoperano per la realizzazione di vini di sempre miglior qualità e bontà. 

Il vino diviene oggetto di ricerca scientifica. Nel 1866 L. Pasteur nel suo scritto Etudes sur le vin afferma "il vino è la più salutare ed igienica di tutte le bevande".

Recenti studi medici hanno dimostrato che fra coloro che si recano in viaggio nei paesi in cui sono frequenti le infezioni alimentari, i turisti che consumano vino sono meno soggetti ad attacchi di dissenteria rispetto a coloro che consumano acqua anche se imbottigliata. Questo perché a prescindere dalle cause della contaminazione, molti batteri in acqua sopravvivono e a volte prolificano mentre nel vino muoiono per via di alcune caratteristiche concomitanti quali l'acidità la presenza di alcol e di tannini.

Per di più queste stesse caratteristiche rendono il vino una bevanda salutare per l'uomo a condizione che venga assunta in quantità moderate.

Studi medici dimostrano che un moderato consumo di  vino ha effetti positivi sul sistema cardiovascolare riducendo i rischi di malattie cardiache. La ragione non è ancora del tutto chiara ma secondo alcuni ciò è dovuto alla presenza di piccole quantità di sostanze con proprietà ipocolesterinizzante che si originano dai tannini contenuti nei vini rossi.

Sono passati circa 150 anni dai primi studi di Pasteur e il tempo non lo ha ancora smentito: ad oggi non è mai stato isolato un agente patogeno per l'uomo che si origini dal vino.

Nel nostro paese si è sempre pensato di saper fare il vino meglio degli altri, senza dubbio l'Italia è un paese straordinarimante vocato alla viticoltura (non dimentichiamo che i Greci la chiamavano Enotria, terra del vino). Purtroppo però questa vocazione del territorio non è stata sfruttata appieno.

Pesano come un macigno le parole di un viticoltore francese che negli anni '50 al grande Veronelli disse: "Voi da uve d'oro fate vini d'argento, noi da uve d'argento facciamo vini d'oro", purtroppo aveva ragione.

Dal Medioevo a oggi in molte zone d'Italia è cambiato ben poco nel modo di coltivare viti e fare vino.

Per i più, vige ancora la cultura del "vino del contadino" come massima espressione enologica, finendo per scambiare per buon vino prodotti genuini ma purtroppo instabili.

Da alcuni anni per fortuna qualcosa sta cambiando, sempre più aziende cominciano a lavorare sulla qualità, sulla bassa resa per ettaro e sull'applicazione di criteri scientifici in fase di vinificazione.

Così stanno sorgendo una gran quantità di vini eccellenti che nulla hanno da invidiare ai grandi vini francesi, californiani o australiani.

Il potenziale dell'Italia vitivinicola è immenso e le aziende l'hanno capito, d'altra parte i consumatori si dividono ancora in "bevitori" e "degustatori", i primi (la maggioranza) affezionati al vino della casa e un po' incuranti della qualità, i secondi più consapevoli del fatto che il vino può essere un'opera d'arte.

Come definire il vino, nettare degli Dei, ritempra il fisico e rinfranca lo spirito. Sempre con moderazione però.

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