Le origini del vino sono talmente
tanto antiche da affondare nella leggenda, da millenni il vino è presente nella
vita dell’uomo, proprio per questo motivo, possiamo dire che le sue origini
si perdono nella notte dei tempi.
Il termine
“vino” è compreso in quasi tutte le lingue del mondo antico e moderno, sovente
rappresenta un momento di gioia nella vita degli uomini.
La bibbia,
nella Genesi, ci riferisce di Noè che appena uscito dall’arca, pianta una
vigna e ne ottiene del vino, fornendoci
testimonianza del
fatto che le tecniche enologiche, erano ben conosciute anche in epoca
prediluviana.
Gli
Egiziani furono maestri e depositari di tali tecniche, con la cura e la
precisione che li distingueva tenevano registrazioni accurate di tutte le fasi
del processo
produttivo, dal lavoro in vigna alla conservazione.
Ne abbiamo
testimonianza dai numerosi geroglifici che rappresentano, con grande ricchezza
di particolari, come si produceva il vino dei Faraoni. La pratica della vinificazione
era talmente consolidata che nel corredo funebre del Re Tutankhamon erano
incluse delle anfore contenenti vino, che riportavano il nome del produttore, la provenienza, e l’annata.
Dall’Egitto
la pratica della vinificazione si diffuse presso gli Arabi ed i Greci, i poemi
omerici testimoniano la presenza e l’importanza del vino. Contemporaneamente
nel cuore del mediterraneo, la vite iniziava dalla Sicilia il suo viaggio verso
l’Europa, diffondendosi prima presso i Sabini e poi presso gli Etruschi, i
quali divennero abili coltivatori e vinificatori allargando la coltivazione
dell’uva dalla Campania sino alla pianura Padana.
Presso gli antichi Romani la vinificazione assunse notevole importanza solo dopo la conquista della Grecia, l’iniziale distacco si tramutò in un grande amore al punto da inserire Bacco nel novero degli Dei, e di farsi promotori della diffusione della viticoltura in tutte le province dell’impero. I più celebri scrittori non risparmiarono inchiostro per esprimere i propri giudizi e decantare le virtù dei vini a loro più graditi.
Si scrisse
talmente tanto sul vino, che oggi non è difficile ricostruire una “mappa”
vinicola della penisola ai tempi dei Cesari.
Le tecniche
vitivinicole conobbero in quegli anni un notevole sviluppo, a differenza dei
Greci che conservavano il vino in anfore di terracotta, i Romani incominciarono
ad usare barili in legno, bottiglie di vetro, introducendo il concetto di
“annata” e “invecchiamento”.
Nel
Medioevo il potere assoluto della Chiesa segna un periodo buio per il vino,
accusato di portare ebbrezza e piacere effimero, la viticoltura venne messa al
bando. Questo influì fortemente sullo sviluppo della stessa, per contro furono
proprio i Monaci di quel periodo, assieme alle comunità Ebraiche, a continuare
quasi in maniera clandestina la viticoltura e la pratica della vinificazione
per produrre vini da usare nei riti religiosi.
Così il
vino divenne sinonimo di ricchezza e prestigio, e l’eccellere nella produzione
di qualità divenne, per alcuni ordini ecclesiastici quasi una ragione di vita.
Bisognerà
attendere il Risorgimento per ritrovare una letteratura che restituisca al vino
il suo ruolo di protagonista della cultura occidentale, e che torni a decantarne
le qualità.
Nel
diciassettesimo secolo si affinò l'arte dei bottai, divennero meno costose le
bottiglie e si diffusero i tappi di sughero, tutto ciò contribuì alla
conservazione e al trasporto del
vino favorendone il commercio.
Il diciannovesimo
secolo vede consolidarsi la distintiva e straordinaria posizione che il vino
occupa nella civiltà occidentale. Alla
tradizione contadina inizia ad affiancarsi il contributo di illustri studiosi
che si adoperano per la realizzazione di vini di sempre miglior qualità e
bontà.
Il vino
diviene oggetto di ricerca scientifica. Nel 1866 L. Pasteur nel suo
scritto Etudes sur le vin afferma "il vino è la più salutare ed igienica
di tutte le bevande".
Recenti
studi medici hanno dimostrato che fra coloro che si recano in viaggio nei paesi
in cui sono frequenti le infezioni alimentari, i turisti che consumano vino
sono meno soggetti ad attacchi di dissenteria rispetto a coloro che consumano
acqua anche se imbottigliata. Questo perché a prescindere dalle cause
della contaminazione, molti batteri in acqua sopravvivono e a volte prolificano
mentre nel vino muoiono per via di alcune caratteristiche concomitanti quali
l'acidità la presenza di alcol e di tannini.
Per di più
queste stesse caratteristiche rendono il vino una bevanda salutare per l'uomo a
condizione che venga assunta in quantità moderate.
Studi
medici dimostrano che un moderato consumo di vino ha effetti positivi sul
sistema cardiovascolare riducendo i rischi di malattie cardiache. La ragione
non è ancora del
tutto chiara ma secondo alcuni ciò è dovuto alla presenza di piccole quantità
di sostanze con proprietà ipocolesterinizzante che si originano dai tannini
contenuti nei vini rossi.
Sono
passati circa 150 anni dai primi studi di Pasteur e il tempo non lo ha ancora
smentito: ad oggi non è mai stato isolato un agente patogeno per l'uomo che si
origini dal vino.
Nel nostro
paese si è sempre pensato di saper fare il vino meglio degli altri, senza
dubbio l'Italia è un paese straordinarimante vocato alla viticoltura (non
dimentichiamo che i Greci la chiamavano Enotria, terra del vino). Purtroppo
però questa vocazione del
territorio non è stata sfruttata appieno.
Pesano come
un macigno le parole di un viticoltore francese che negli anni '50 al grande
Veronelli disse: "Voi da uve d'oro fate vini d'argento, noi da uve
d'argento facciamo vini d'oro", purtroppo aveva ragione.
Dal
Medioevo a oggi in molte zone d'Italia è cambiato ben poco nel modo di
coltivare viti e fare vino.
Per i più,
vige ancora la cultura del "vino del contadino" come
massima espressione enologica, finendo per scambiare per buon vino prodotti
genuini ma purtroppo instabili.
Da alcuni
anni per fortuna qualcosa sta cambiando, sempre più aziende cominciano a
lavorare sulla qualità, sulla bassa resa per ettaro e sull'applicazione di
criteri scientifici in fase di vinificazione.
Così stanno
sorgendo una gran quantità di vini eccellenti che nulla hanno da invidiare ai
grandi vini francesi, californiani o australiani.
Il
potenziale dell'Italia vitivinicola è immenso e le aziende l'hanno capito,
d'altra parte i consumatori si dividono ancora in "bevitori" e
"degustatori", i primi (la maggioranza) affezionati al vino della
casa e un po' incuranti della qualità, i secondi più consapevoli del fatto che
il vino può essere un'opera d'arte.
Come
definire il vino, nettare degli Dei, ritempra il fisico e rinfranca lo spirito.
Sempre con moderazione però.
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