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venerdì 18 febbraio 2022

Tēte de Moine, ovvero Testa di Monaco

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Quando si dice “ne sa una più del diavolo”… E si è un modo di dire che indica una persona molto furba e astuta, ed è proprio il caso dei Monaci che hanno fatto dei loro monasteri centri di conoscenza e ricerca fin dal medioevo. 

I Monaci oltre ad essere dei grandi studiosi, nei monasteri creavano cibo. Venivano e vengono ancora oggi studiati prodotti come liquori, vini, creme cosmetiche, oli, birre e formaggi, solo per citarne alcuni.

E a proposito di formaggio quando mi è stata regalata una mezza forma di “Tēte de Moine”, per me è stata una piacevolissima sorpresa. Questo formaggio è tra i più apprezzati della tradizione svizzera e viene esportato in tutto il mondo. I primi scritti in cui si cita il “Tēte de Moine” risalgono al 1292, era talmente apprezzato da venir usato come valuta di scambio e come regalo a principi e vescovi.

Oggi meno di una decina di caseifici producono questo formaggio a latte crudo intero di vacca. Originario dell’Abbazia di Bellelay, è unico al mondo per il modo in cui si consuma, si utilizza la tipica “girolle” o la “pirouette”, uno strumento a coltello orizzontale che raschia la superfice formando delle rosette. Più precisamente si fa girare una lama orizzontalmente il cui perno è fissato al centro della forma di formaggio. 

Di forma cilindrica e a pasta semidura libera al meglio i suoi complessi aromi proprio con questa tecnica di taglio. Si può servire come aperitivo, a fine pasto ed anche per uno spuntino pomeridiano, abbinandolo a vini rossi, birre scure, sottaceti, patate e pane nero – a proposito di pane nero, ottimo il Borodinsky che sembrerebbe sia nato proprio nel forno del monastero di Mozhaisk in Russia.

Il nome, “Testa di Monaco” lo deve ai soldati francesi del periodo della rivoluzione, che trovandolo nelle cantine dei monaci messi in fuga dai loro monasteri, lo paragonarono alla rasatura a forma di disco che i religiosi avevano l’obbligo di portare alla sommità del capo, la chierica. 

Lo consiglio per il suo sapore unico e per l’originale metodo di “taglio” che sicuramente porterà a tavola un tocco di originalità.  

Anche l’Italia deve ai Monaci la creazione di un grande formaggio conosciuto ed apprezzato nel mondo. Si perché tra le mura dell’Abbazia di Chiaravalle, verso il 1135, pare sia nato il “Grana Padano” grazie all’inventiva e all’ingegno di alcuni Monaci che non intendevano sprecare la grande quantità di latte vaccino prodotta nella zona – Pianura Padana.

Ancora oggi i Monaci continuano a produrre meraviglie e tramite internet è possibile fare buoni acquisti direttamente dai monasteri. 

Grazie Monaci di tutto il mondo! Grazie per tutto quanto abbiamo a disposizione oggi, per la vostra saggezza e per aver dato vita all’economia di molte regioni nel mondo, ed in particolare per i formaggi.


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